Non pensavamo che la mistificazione politica/elettorale potesse arrivare a tanto, eppure dobbiamo notare con grande rammarico (grande, grandissimo) che non c’è ritegno quando si vuole mantenere a tutti i costi una “poltrona” per starci seduti appiccicati, spesso a danno della collettività.
Un nostro lettore ci ha inviato la fotografia che pubblichiamo e (dobbiamo ammetterlo) siamo rimasti un po’ scossi nel vedere come l’uscente Presidente della Regione Rosario Crocetta fa uso ed abuso di una frase “storica” che non gli appartiene – “La Sicilia ai Siciliani” – e della quale si è appropriato come se nulla fosse. Una frase storica, scritta da un “vero” Siciliano, Antonio Canepa, che per la Sicilia dette la vita, assassinato in un agguato il 17 giugno del 1945, e sul quale episodio ancora lo Stato Italiano non toglie il “segreto”. Ebbene, quella frase, “La Sicilia ai Siciliani”, scritta in un fascicoletto in periodo di clandestinità anti fascista, che ancora significa “qualcosa” per i Siciliani, a nostro avviso, non può essere “rubata” a fini (?) elettorali. Non sappiamo se la figlia di Antonio Canepa, Teresa, sia a conoscenza della squallida azione di Rosario Crocetta: avrebbe tutto il diritto di esporre il suo disappunto. Noi non possiamo fare altro che denunciare il grave fatto “amorale”, e rimandare a un articolo scritto appena due settimane addietro.
15 luglio 2017
Quant’è bello (e falso) parlare della “Sicilia ai Siciliani”…
di Salvo Barbagallo
Non amiamo seguire le “fantasie” dell’attuale e uscente presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta: le sue esternazioni ci infastidiscono quasi (poco più, poco meno) quanto quelle dell’ex premier nazionale Matteo Renzi. Per dirla in breve: non ci piacciono (e non ci sono mai piaciuti) i “bugiardi” che cercano di ammannire le loro menzogne (spacciandole per “verità”) a quanti (sempre meno) credono ancora che la politica sia una cosa “seria” e che sia al servizio della collettività.
Ieri, di primo mattino, dando uno sguardo ai giornali online, con particolare attenzione a quelli “siciliani”, non abbiamo potuto fare a meno di notare il titolo che campeggiava su Meridionews: Crocetta ricicla lo slogan di Raffaele Lombardo «Il mio è l’unico movimento autonomista rimasto». Più che il titolo stesso del servizio, a firma di Dario De Luca, ci hanno colpito le prime righe: L’ex sindaco di Gela punta su «la Sicilia ai siciliani». Simile al «la Sicilia è dei siciliani», utilizzato nel 2013 dal politico di Grammichele. Che ironizza, con tanto di profezia politica, sulla scelta del suo successore di prendere in mano il vessillo dell’autonomismo: «Non l’ho registrato e non posso chiedere soldi».
Dalla polemica che ne è scaturita sullo “slogan”, Rosario Crocetta si difende e attacca, come riferisce Dario De Luca, affermando: Lo slogan non è né mio né di Lombardo ma di Antonio Canepa, il padre dell’indipendentismo siciliano», che nel 1943 ha scritto un pamphlet dal titolo La Sicilia ai siciliani (…).
Onore al merito a Crocetta (si fa per dire…) che ha citato (ovviamente, soltanto “citato”) l’autore di quello che ora viene definito uno “slogan”, “La Sicilia ai Siciliani” (“Siciliani” con la “S” maiuscola!), dimostrando che (ma potremmo essere in errore) della “vera” storia della Sicilia degli Anni Quaranta conosca ben poco, visto che (come d’altra parte lo stesso Raffaele Lombardo) hanno saputo soltanto strumentalizzare quell’affermazione “La Sicilia ai Siciliani” senza badare a cosa significasse nella realtà di quel periodo, passando a battagliare elettoralmente (ci sarebbe da ridere…) in nome di una Autonomia già concessa per necessità dallo Stato italiano proprio per eliminare il pericolo di una effettiva Indipendenza dell’Isola.
Vicende politiche/elettoralistiche squallide che sfruttano (o tentano di sfruttare) i sopiti sentimenti di molti (molti) Siciliani che sperano (purtroppo senza fare nulla e senza risvegliarsi dal lungo torpore nel quale sono caduti da decenni) che prima o poi una “svolta” possa verificarsi.
Raffaele Lombardo nel 2006 con la nascita dell’MPA aveva riacceso una debole fiammella, ma il Movimento era… per l’Autonomia, non certo per l’Indipendenza della Sicilia: non poteva essere diversamente, essendo scaturito da strategie emanate da esponenti che provenivano dalla Democrazia Cristiana che, di certo, non avevano dimenticato la lezione del potente don Luigi Sturzo, feroce paladino che fece di tutto (proprio tutto ciò che era in suo potere) per fare scomparire il Movimento Indipendentista. Anche Raffaele Lombardo riuscì a darla a bere ai Siciliani, ma non aveva la stoffa di un suo predecessore, Silvio Milazzo che, pur essendo Democristiano Doc, si mise contro don Sturzo e lo stesso suo partito. Ovviamente finì impallinato (politicamente).
Vicenda squallida (molto squallida) questa della polemica su uno “slogan” che “slogan” non era originariamente, tant’è che fu necessario assassinare Antonio Canepa per far sì che quell’espressione, La Sicilia ai Siciliani, non si trasformasse in realtà.